Funduq di Vittorio Milone


“Ombre e luci, poche luci. Una edicola votiva, una collana, un furto, un fondaco, un’umanità dolente agli albori del colera del 1884. E poi tutti gli ingredienti di una napoletanità abusata, ma non compiaciuta: la miseria, la magia, il lotto, il colera, la rabbia, l’umorismo involontario. I bassi. Ed è proprio nel fondaco che gli uomini-burattini prendono corpo e raccontano la loro storia. Sono storie semplici ma in realtà complicate da gestire, per quella umanità reietta che ricorre all’arte dell’arrangiarsi, alla criminalità dichiarata o sottesa, alla tolleranza estrema. Tutti elementi che purtroppo oggi, a distanza più di un secolo, sono ancora attuali e non risolti. Di chi la colpa? Di Dio? Della Storia? Del governo? Dei napoletani stessi? “Tutti colpevoli, nessun colpevole”. Non esiste via di fuga dall’afa, dalla promiscuità, dall’abbandono doloroso, dalla mancanza di lavoro, dai riti magici, dall’icona, Madonna o Maradona che sia, senza la volontà di tutti di ricostruire una cultura della cittadinanza, l’etica della convivenza civile.

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